giovedì 13 luglio 2017

Il fiore della vita

Sapevate che su un muro esterno della chiesetta campestre di Santa Maria a Serramanna, in bella mostra accanto ad una porticina laterale, è scolpito un simbolo sacro molto antico? Nonostante si trovi in un luogo molto frequentato dai serramannesi, in pochi hanno avuto modo di ammirarlo. E' una cosa strana, ma l'essere umano raramente osserva con attenzione ciò che da sempre si trova davanti ai suoi occhi, così, il Fiore della Vita di Serramanna, pur essendo visibile a tutti, se ne sta indisturbato a guardare il trascorrere dei secoli, senza che la comunità si accorga di lui e se ne chieda il significato.
L'antichissimo simbolo, del quale esistono tracce nelle culture di tutto il mondo, ha moltissimi nomi: “Fiore della Vita”, "Rosa dei pastori", "Rosa carolingia", "Rosa celtica", "Stella fiore", "Stella rosetta", "Sesto giorno della Genesi". Sono state ritrovate incisioni che lo rappresentano all'interno di templi pagani, chiese cristiane, accanto a portali, serrature, culle per neonati. Pare che per i Celti, questo disegno realizzato con la rotazione di sei cerchi, rappresentasse la potenza generatrice del sole ed era per loro un simbolo di protezione, propiziatore di una vita fortunata e che avesse il potere di tener lontano il male e far guarire dalle malattie. Era un simbolo utilizzato dai Cavalieri Templari e per molte culture simboleggiava la Creazione: veniva chiamato "Sesto giorno della Genesi" proprio perché i suoi 6 petali corrispondono ai 6 giorni impiegati da Dio per la Creazione del mondo. Viene accomunato anche alla "Ruota della Vita"(antico simbolo dell'alternarsi delle stagioni) ed era inciso sia nel Sigillo di Re Salomone che nello Scudo di Re Davide. Per gli Ebrei era una rappresentazione dell'Albero della Vita, l'albero che Dio aveva messo nel paradiso terrestre accanto all'Albero della conoscenza de Bene e del Male.
Non sappiamo l' esatto significato che i serramannesi dell'anno Mille attribuivano al Fiore della Vita, ma certamente è stato scolpito su quel muro a protezione della comunità che ha costruito quel luogo sacro e, nonostante le alluvioni, i restauri, gli anni, le mode e la tinta che lo ricopre, continua a vigilare sulla sorte del nostro antico paese.
(F. Murgia.)

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