martedì 28 agosto 2018

Unguento autoprodotto

Fate fondere a bagnomaria 5 g di cera d’api. 
Non appena la cera si è fusa del tutto aggiungete 60 g di oleolito a filo mescolando
continuamente. Noterete la formazioni di grumi: è assolutamente normale dal momento in cui l’olio ha una temperatura inferiore rispetto alla cera. Basteranno comunque pochi secondi per ottenere nuovamente una consistenza fluida. Aggiungete 5 gocce di olio essenziale e continuate a rimestare.Versate il tutto in uno o più barattolini di vetro e lasciate riposare per un’ora o poco più fino a che l’unguento non si solidifica del tutto.


domenica 26 agosto 2018

Perda fitta (pietra infissa)

Fino all'inizio del 1900 gli abitanti di Serramanna erano intimoriti da "Perda fitta" e se ne tenevano a distanza. Una leggenda che si tramandavano narrava  che il diavolo un giorno avesse cercato di raggiungere il paradiso arrampicandosi sul menhir ma, non essendone degno, le sue ginocchia affondavano nella pietra lasciando incisi tanti segni.

giovedì 9 agosto 2018

 La portulaca, o erba porcellana è un erba infestante che quasi tutti conoscono.
Sapevate che è una pianta commestibile?
Ottima sostituta degli spinaci, è buona cruda e anche cotta.
Si può usare per le insalate, le zuppe e le minestre.
L'avete mai provata?

#erbaseperdas https://www.instagram.com/explore/tags/erbaseperdas/
https://www.facebook.com/erbaseperdas/

mercoledì 8 agosto 2018

Ordalia




Il desiderio di riscoprire vecchie tradizioni, di valorizzare il nostro patrimonio naturale e culturale, il bisogno di trovare una nuova dimensione di vita quanto più in armonia con i ritmi della natura, ha spinto alcuni di noi a dar vita al gruppo Erbas e Perdas. 

Come tutte le “vicende” umane eravamo e siamo ben coscienti di dover trovare, lungo il percorso, momenti positivi e negativi. Un po’ dicendocelo e un po’ lasciando il pensiero non esplicitato, volevamo e vogliamo affrontare le diverse vicissitudini quanto più in sintonia con la natura e... con la nostra tradizione.

Recentemente il nostro gruppo ha subito un furto e gravi atti vandalici nell’orto in cui ci riuniamo. Le attestazioni di solidarietà e vicinanza che abbiamo ricevuto forniscono l’energia necessaria alla nostra mente per stimolare il corpo ad una reazione, ad una rinascita.

Giusto per restare in tema sulla riscoperta delle nostre tradizioni, ci siamo chiesti casa succedeva quando si subiva un’ingiustizia, un furto, un danno…

Anticamente il rispetto verso la natura e le opere create dall’uomo era assoluto. Non si poteva assolutamente violare l’equilibrio di pace e serenità che l’uomo (quale elemento della natura) aveva intorno a se.  Infatti, il bene di un singolo voleva dire il bene di tutta la comunità. Se una persona subiva un furto, un danneggiamento o altro danno, questo stava male e con lui tutta la comunità a cui apparteneva.  Si rendeva necessario ristabilire l’equilibrio venuto a mancare e questo significava togliere risorse a tutta la comunità. Pertanto, chi causava un danno o rubava, veniva punito severamente da tutta la comunità.

I casi contemplati erano tre: 
1) il colpevole era noto. 
2) Si dubitava di una persona ma non si era sicuri della sua colpevolezza. 
3) Il colpevole era completamente sconosciuto.


Nel primo caso, quando il colpevole era noto, la pena veniva eseguita velocemente e consisteva nell’amputazione della mano con la quale si riteneva avesse compiuto il male.


 Il secondo caso era più complesso in quanto, avendo dei sospetti ma non la certezza che la persona sospettata fosse veramente colpevole, si rendeva necessario a procedere ad un rito che prendeva il nome di Ordalia. Gli elementi per procedere a questo rito erano due: l’acqua e le erbe. Il rito si svolgeva presso una fonte e consisteva nel far giurare il sospettato di non essere lui il colpevole e di non sapere chi fosse. Successivamente gli si immergeva la testa nell’acqua nella quale erano state fatte macerare delle erbe in quantità variabili in base agli indizi che si avevano sul presunto colpevole. Se aveva mentito diventava cieco, se era a conoscenza dei fatti e non aveva rivelato il nome del colpevole avrebbe avuto danni alla vista, se era innocente avrebbe avuto una vista migliore.

Anche il terzo caso aveva un rito complesso e con conseguenze che ricadevano sul colpevole e sui suoi familiari. I familiari subivano anche loro la punizione in quanto ritenuti complici e comunque dannosi per il benessere della comunità. Si chiamava "Su Frastimmu". Vi erano diversi  modi per eseguirlo. Uno di questi consisteva nel maledire la persona che aveva rubato e fatto danni augurando a lui e ai suoi familiari ogni male immaginabile. Insieme a su frastimu, venivano sparse delle erbe presso le abitazioni delle persone delle quali si aveva anche un minimo sospetto e, se erano innocenti le erbe avrebbero annullato su frastimu e trasmesso loro gli effetti benefici. La persona colpevole e i suoi familiari avrebbero ricevuto tutti gli effetti negativi de su frastimu  e delle erbe.

Queste ritualità venivano eseguite da persone, solitamente donne dotate di esperienza e intuito (oggi si direbbe lettura del non verbale) che durante l’esecuzione del rito riuscivano a percepire, leggere il non verbale e individuare il colpevole. In questo modo “Il Caso”, “La Divinità” provvedeva a punire l’autore del misfatto e i suoi familiari che comunque erano ritenuti complici in quanto non potevano non sapere.
Una volta individuato e punito il colpevole la comunità si riuniva a festeggiare la riacquistata serenità e in segno di riconoscimento verso la Grande Madre venivano piantumati degli alberi.
Gianni Sedda



martedì 7 agosto 2018

Sa scivvedda


Inseparabile ed indispensabile compagna degli incontri di Erbas e Perdas. Protagonista dell'acqua profumata insieme alle erbe . Ora è ridotta in tristi cocci bruciacchiati.











domenica 5 agosto 2018

Quando metti il tuo impegno ed il tuo cuore in un progetto e poi arriva qualcuno che senza alcuna pietà distrugge il tuo lavoro...

Negli scorsi giorni, il luogo nel quale Erbas e Perdas si riunisce per svolgere gran parte delle sue attività, è stato vittima di gravissimi atti vandalici. Molti alberi danneggiati, l'attrezzatura rubata, distrutta o ridotta in cenere. Oltre all'ingente danno economico per il proprietario, ciò che resta è la terribile sensazione di aver subito un abuso. Vedere il luogo nel quale abbiamo condiviso tanti momenti di aggregazione, apprendimento,  lavoro e fatica, finire in fumo, smorza l'entusiamo e fa perdere la speranza nei confronti del genere umano...Infinita tristezza...



giovedì 2 agosto 2018

"Sa retzetta"

In tempi ormai lontani, all'interno di un pezzo di canna venivano custodite le erbe medicamentose per le emergenze mediche: una cassetta del pronto soccorso che si poteva portare ovunque e che permetteva di avere sempre a disposizione le cure offerte dalla dea madre. Oltre a questa canna "curativa", è conosciuto con il nome retzetta anche il sacchetto di stoffa che i sardi utilizzavano come amuleto per allontanare il male: al suo interno s'inserivano erbe, foglietti contenenti "brebus", sale grosso e piccoli portafortuna come sassi, conchiglie e ossa di animali. Il sacchetto veniva cucito a punto molto stretto e non si doveva aprire mai più. Era uso tenerlo addosso come protezione per se stessi, oppure donarlo alle persone amate.

mercoledì 1 agosto 2018

Aceto dei quattro ladri

Si narra che durante la terribile peste che colpì Tolosa nel 1630, quattro ladri, non tenendo conto del rischio di contagio, entravano nelle case degli appestati, moribondi o morti per depredare le loro ricchezze. Arrestati, vennero condannati all’impiccagione. Il  giudice, molto incuriosito dal fatto che i quattro a non contrarre la peste, li interrogò promettendo loro la grazia se avessero rivelato il loro segreto. I ladri risposero che due volte al giorno si bagnavano i polsi e le tempie con un macerato di erbe: salvia, rosmarino, timo e lavanda. Da quel giorno, il macerato prese il nome di "aceto dei quattro ladri".

Unguento autoprodotto

Fate fondere a bagnomaria 5 g di cera d’api.  Non appena la cera si è fusa del tutto aggiungete 60 g di oleolito a filo mescola...

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