mercoledì 8 agosto 2018

Ordalia




Il desiderio di riscoprire vecchie tradizioni, di valorizzare il nostro patrimonio naturale e culturale, il bisogno di trovare una nuova dimensione di vita quanto più in armonia con i ritmi della natura, ha spinto alcuni di noi a dar vita al gruppo Erbas e Perdas. 

Come tutte le “vicende” umane eravamo e siamo ben coscienti di dover trovare, lungo il percorso, momenti positivi e negativi. Un po’ dicendocelo e un po’ lasciando il pensiero non esplicitato, volevamo e vogliamo affrontare le diverse vicissitudini quanto più in sintonia con la natura e... con la nostra tradizione.

Recentemente il nostro gruppo ha subito un furto e gravi atti vandalici nell’orto in cui ci riuniamo. Le attestazioni di solidarietà e vicinanza che abbiamo ricevuto forniscono l’energia necessaria alla nostra mente per stimolare il corpo ad una reazione, ad una rinascita.

Giusto per restare in tema sulla riscoperta delle nostre tradizioni, ci siamo chiesti casa succedeva quando si subiva un’ingiustizia, un furto, un danno…

Anticamente il rispetto verso la natura e le opere create dall’uomo era assoluto. Non si poteva assolutamente violare l’equilibrio di pace e serenità che l’uomo (quale elemento della natura) aveva intorno a se.  Infatti, il bene di un singolo voleva dire il bene di tutta la comunità. Se una persona subiva un furto, un danneggiamento o altro danno, questo stava male e con lui tutta la comunità a cui apparteneva.  Si rendeva necessario ristabilire l’equilibrio venuto a mancare e questo significava togliere risorse a tutta la comunità. Pertanto, chi causava un danno o rubava, veniva punito severamente da tutta la comunità.

I casi contemplati erano tre: 
1) il colpevole era noto. 
2) Si dubitava di una persona ma non si era sicuri della sua colpevolezza. 
3) Il colpevole era completamente sconosciuto.


Nel primo caso, quando il colpevole era noto, la pena veniva eseguita velocemente e consisteva nell’amputazione della mano con la quale si riteneva avesse compiuto il male.


 Il secondo caso era più complesso in quanto, avendo dei sospetti ma non la certezza che la persona sospettata fosse veramente colpevole, si rendeva necessario a procedere ad un rito che prendeva il nome di Ordalia. Gli elementi per procedere a questo rito erano due: l’acqua e le erbe. Il rito si svolgeva presso una fonte e consisteva nel far giurare il sospettato di non essere lui il colpevole e di non sapere chi fosse. Successivamente gli si immergeva la testa nell’acqua nella quale erano state fatte macerare delle erbe in quantità variabili in base agli indizi che si avevano sul presunto colpevole. Se aveva mentito diventava cieco, se era a conoscenza dei fatti e non aveva rivelato il nome del colpevole avrebbe avuto danni alla vista, se era innocente avrebbe avuto una vista migliore.

Anche il terzo caso aveva un rito complesso e con conseguenze che ricadevano sul colpevole e sui suoi familiari. I familiari subivano anche loro la punizione in quanto ritenuti complici e comunque dannosi per il benessere della comunità. Si chiamava "Su Frastimmu". Vi erano diversi  modi per eseguirlo. Uno di questi consisteva nel maledire la persona che aveva rubato e fatto danni augurando a lui e ai suoi familiari ogni male immaginabile. Insieme a su frastimu, venivano sparse delle erbe presso le abitazioni delle persone delle quali si aveva anche un minimo sospetto e, se erano innocenti le erbe avrebbero annullato su frastimu e trasmesso loro gli effetti benefici. La persona colpevole e i suoi familiari avrebbero ricevuto tutti gli effetti negativi de su frastimu  e delle erbe.

Queste ritualità venivano eseguite da persone, solitamente donne dotate di esperienza e intuito (oggi si direbbe lettura del non verbale) che durante l’esecuzione del rito riuscivano a percepire, leggere il non verbale e individuare il colpevole. In questo modo “Il Caso”, “La Divinità” provvedeva a punire l’autore del misfatto e i suoi familiari che comunque erano ritenuti complici in quanto non potevano non sapere.
Una volta individuato e punito il colpevole la comunità si riuniva a festeggiare la riacquistata serenità e in segno di riconoscimento verso la Grande Madre venivano piantumati degli alberi.
Gianni Sedda



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