martedì 20 marzo 2018

Il cibo dei poveri

Il cibo dei poveri. Questa era la definizione che, fino a non molto tempo fa, veniva data alle erbe selvatiche. Probabilmente una modalità espressiva figlia della crisi delle due guerre mondiali e del successivo benessere economico. Le ferite di una guerra si guariscono anche lasciandoci alle spalle le nostre tradizioni e cambiando abitudini. Soprattutto alimentari.
Oggi dopo tanti anni di cibi “tossici” è nato il desiderio di riappropriarci di vecchi sapori, vecchie abitudini.
Scopriamo insieme una di queste erbe di cui, forse, qualcuno l’ha sentita nominare ma non conosce le sue caratteristiche e non sa che sapore ha: il ramolaccio – Raphanus raphanistrum – ambuatza - fam. Brassicaceae.
E’ una pianta a cui la medicina popolare attribuiva proprietà diuretiche, depurative dell’organismo, usata anche contro artrite e acne. Con la radice grattugiata si schiarivano le macchie della pelle.
Cresce bene in campi incolti ma sembra prediligere quelli coltivati, la si trova da febbraio a giugno, raggiunge l’altezza di 80 centimetri. Al palato ha un sapore piccante ma gradevole, si consuma da sola o si accompagna ad altre insalate. Può essere consumata cruda in pinzimonio, lessata o saltata in padella. Si accompagna bene con tutte le carni, con legumi e cereali.
Vi presento una ricetta che ho provato e apprezzato. Le dosi sono per circa 4 persone
½ Kg di semola grossa - olio evo – 300 gr. di salsiccia – 3 costole di bietole di campo – 8 foglie di ramolaccio – ½ cipolla – sale.
In un tegame fate soffriggere l’olio con le cipolle e la salsiccia, dopo averle sminuzzate aggiungete le bietole e il ramolaccio, aggiungete circa un litro di acqua e fatte bollire per circa 45m, aggiungete la semola e…… buon appetito.

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